Se sul web si sprecano le classifiche dei 20, 50 o 100 libri da leggere prima di morire (ne avevo proposta una anche qui sul blog), più inconsuete sono invece le liste dei libri da non leggere assolutamente. Il Daily Telegraph qualche tempo fa ne ha stilata una, composta in parte da classici e in parte da titoli famosi ma più attuali.
I cinquanta libri da NON leggere prima di morire
- James Joyce, Ulisse
- Georges Orwell, 1984
- Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio
- Jane Austen, Emma
- David Herbert Lawrence, L’amante di Lady Chatterley
- Geoffrey Chaucer, I racconti di Canterbury
- Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby
- Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte
- Victor Hugo, I miserabili
- Margaret Mitchell, Via col vento
- Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine
- Albert Camus, Lo straniero
- Voltaire, Candido
- Franz Kafka, Le metamorfosi
- Johann Wolfgang von Goethe, I dolori del giovane Werther
- Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos, Le relazioni pericolose
- Lev Tolstoj, Guerra e pace
- Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo
- Paulo Coelho, L’alchimista
- Stieg Larsson, La ragazza che giocava con il fuoco
- Elizabeth Gilbert, Mangia prega ama
- Philip Roth, Lamento di Portnoy
- Hunter S. Thompson, Paura e disgusto a Las Vegas
- Julian Fellowes, Snob
- Stephen Hawking, Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo
- Bill Bryson, Breve storia di (quasi) tutto
- Marina Lewycka, Breve storia dei trattori in lingua ucraina
- Jilly Cooper, Polo
- Sebastian Faulks, Il canto del cielo
- Richard Dawkins, L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere
- Mick O’Hare (curatore), Perché ai pinguini piace freddo?
- John Gray, Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere
- Neil Strauss, The Game. La bibbia dell’artista del rimorchio
- Germaine Greer, L‘eunuco femmina
- Malcolm Gladwell, Fuoriclasse. Storia naturale del successo
- Dale Carnegie, Come trattare gli altri e farseli amici
- Stephen Fry, The Fry Chronicles
- Alain de Botton, L’importanza di essere amati. L’ansia da status
- Frank McCourt, Le ceneri di Angela
- Tony Blair, Un viaggio
- Gordon Brown, Courage
- Katie Price, Jordan: Pushed to the Limit
- Ian McEwan, Sabato
- Louis de Bernières, Il mandolino del capitano Corelli
- Dan Brown, Il codice da Vinci
- Stephenie Meyer, Twilight
- JK Rowling, Harry Potter…
- David Nicholls, Un giorno
- Robert Baden-Powell, Scoutismo per ragazzi
- Vladimir Nabokov, Lolita
Su alcuni titoli di questa classifica proprio non mi trovo d’accordo. Ho letto con entusiasmo 1984, Orgoglio e pregiudizio, Il grande Gatsby, Cent’anni di solitudine (ma sono matti?!) , dei titoli tra il 20 e il 40 non ne conosco uno, sul 49 hanno proprio ragione, B.P. ha fondato un movimento al quale sono immensamente debitrice ma non ci sapeva fare con la scrittura (e non è neppure il suo libro peggiore!).
In ogni caso, condivisibile o meno, la classifica ci aiuta a sfare un mito: i classici non sono sempre noiosi, ma neppure sempre così unici e imperdibili come vogliono farci credere. Io per esempio, per la sfida “Un classico al mese” lanciata dal blogger di Storie dentro storie, questo mese mi sono imbattuta in un classico davvero difficile da mandare giù. Amareggiata per l’esistenza di soli commenti positivi per questo libro sul web, sono stata sollevata nel ritrovarlo al 15° posto della classifica del Telegraph. Ebbene sì sto parlando di lui: I dolori del giovane Werther di Goethe.
Werther ama Lotte, Lotte non ama Werther, o forse sì ma se ne accorge troppo tardi, inutilmente visto che ormai è sposata con Albert. Di questo amore non corrisposto Werther ne fa una malattia, e invece di allontanarsi dalla coppia come farebbe una persona più equilibrata, lui continua a frequentarli attirando inevitabilmente il fastidio di lui, la commiserazione di tutti e i goffi tentativi di lei per escluderlo dalla sua vita. Tutta la storia noi la conosciamo esclusivamente dalla parte di Werther che per tutto il romanzo invia delle lettere all’amico Wilhelm, lettere delle quali non ci è data leggere nessuna risposta. Il libro perciò si configura come un monologo dai toni eccessivamente patetici per i miei gusti. Non è l’amore impossibile e sofferente a disturbarmi, non è forse questa la trama anche di Cime tempestose di cui vi ho parlato un mese fa? Ma in quel libro, e in altri della stessa epoca c’era energia, c’era una trama, c’era passione. A me Werther non trasmette tutto questo. Mi fa venire voglia di scuoterlo, di prenderlo a schiaffi. Insomma lo trovo un personaggio insulso. E il finale poi (è arcinoto perciò perdonatemi se ve lo racconto o saltate i prossimi righi). So bene che nella letteratura ottocentesca la celebre massima dei Neri per caso “si può amare da morire ma morire d’amore no” non poteva valere, ma cavolo Catherine (sempre Cime tempestose) moriva con più stile. Tu, caro Werther, per ucciderti chiedi le pistole in prestito al marito della tua amata, lei stessa le consegna al tuo domestico presagendo qualcosa, ma troppo stupida o debole per fermarti in pratica firma la tua morte; non muori sul colpo ma dopo lunga agonia. Una lagna.
E ora forza, aspetto con ansia qualcuno che mi contraddica e che mi dimostri che Werther è un grande personaggio letterario. Personalmente è il ritratto di un uomo che non vorrei mai incontrare. Donne pazze di Werther, presentatevi e illustratemi le ragioni del vostro amore.
E a proposito della classifica, quali sono i vostri classici da NON leggere?
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