“Ho letto che qualcuno vorrebbe proporre fiabe in versione gay negli asili: non staremo esagerando?”
Io invece ho letto che le torri gemelle sono state abbattute dalla CIA, che la morte di Lady Diana non è stato un incidente e che Elvis, Marylin e John Lennon vivono insieme in un seminterrato nel New Mexico. Ho anche saputo che in Francia è in corso un complotto per rendere gay tutta la popolazione noto come “thèorie du genre”. Giorni fa un’amica parigina mi ha confessato di essere preoccupata per le nuove direttive del ministero della pubblica istruzione francese: ‘Ho letto cose raccapriccianti, tipo di testi scolastici che ti spingono al sesso anale e ti spiegano come leccare qualcuno là dietro”. E poi si scopre che la fonte non era Le Monde o Liberation, ma la pagina Facebook di un gruppo di antiabortisti. Prima di gridare all’Apocalisse, è bene informarsi: in Italia nessuno sta cercando di introdurre negli asili favole in versione gay ma solo testi in cui siano rappresentati tutti i tipi di famiglia esistenti, tra cui quella omoparentale. Più che un’esagerazione mi sembra una forma di attenzione verso tutti i bambini, che potranno ritrovare nei libri le loro situazioni familiari e scoprire quelle degli altri. Perché i libri servono proprio a questo: aumentare la nostra conoscenza. Mentre temo che le pagine Facebook siano più adatte a diffondere la teoria del complotto in tutte le sue varianti. Claudio Rossi Marcelli
Ho voluto condividere con voi la risposta sagace del giornalista di Internazionale, in merito ad una questione già trita e ritrita, ampiamente discussa con pedanza e superficialità dai media e da qualche opinionista di passaggio, se non altro perché sono in treno per Bologna, diretta per la prima volta alla Fiera internazionale dell’editoria per ragazzi.
La vicenda, per chi se la fosse persa, in breve è la seguente: alcune scuole materne del Veneto decidono di ampliare la scelta nelle biblioteche scolastiche stilando una lista di acquisti in cui inseriscono qualche titolo un po’ meno canonico della solita Cenerentola e che fa imbufalire qualche mamma bigotta, magari iscritta ad un movimento per la vita. Di qui il gioco è facile: dalle lamentele al preside la questione si gonfia fino a rimbalzare sui media nazionali, serpeggiando su insulse pagine Facebook, paventando inesistenti libelli del ministero che obbligherebbero gli insegnanti a non proporre più principi e principesse e scatenando la furia di qualche mina vagante che ha ritenuto suo dovere riversare insulti e minacce sui profili di alcune case editrici coinvolte.
Una tempesta in un bicchiere d’acqua perché, semplicemente i libri incriminati non si macchiano del delitto di cui sono accusati. Le fiabe gay in poche parole non esistono. Esistono semmai, come sono sempre esistite, le fiabe che educano alla diversità, che raccontano la realtà. Piccolo uovo per esempio, della casa editrice Lo Stampatello, parla della nascita e di come un bambino possa interrogarsi sul perché sia capitato in una famiglia piuttosto che in un’altra e al contempo descrive tanti tipi di famiglie possibili.
Di libri così ce ne sono tanti, anche non finiti nella lista degli asili veneti, per esempio I papà bis che parla ai bambini di come accettare e volere bene ai nuovi compagni dei propri genitori.
Ce ne sono che raccontano il divorzio come Io non mi separo.
I bambini sono fortunati. Per loro oggi si producono libri bellissimi, profondi, poetici, con bellissime illustrazioni, che narrano i temi del presente con una delicatezza che spesso gli educatori non hanno. Bisogna solo lasciarglieli leggere. Molti di quelli che criticano un libro non l’hanno mai letto, ricordatelo. Se dovessi lanciare uno slogan sarebbe “Giudicare meno, leggere di più”. O almeno, “leggere prima, giudicare dopo”: basterebbe questo a dare un’iniezione di intelligenza a certe polemiche sterili.
Ho tante aspettative da questa fiera: mi aspetto libri belli, moderni, che parlino ai bambini di cose vere, del loro mondo, di cose che li facciano sognare ed emozionare. Vi racconterò. Stay tuned.
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