Nuovo mese, nuovo classico da leggere. Ad aprile, per la sfida “Un classico al mese”, lanciata dal blog Storie dentro storie, ho deciso di dedicarmi per una volta ad un genere che trascuro molto: il giallo. Di classici in giallo ce ne sono tanti e devo dire che il genere mi è risultato molto più congeniale dopo la lettura di un opera dedicata all’argomento che ho studiato per un esame di letteratura francese: Splendori e misteri del romanzo poliziesco. E’ una raccolta di saggi a cura di Castoldi, Fiorentino e Santangelo, tutti incentrati su un aspetto particolare ricollegabile ai romanzi polizieschi, in particolare a quelli francesi, una sorta di dizionario del giallo. Se siete amanti dei gialli ve lo consiglio, è pieno di curiosità e di analisi dettagliate delle opere di celebri giallisti.
Per buttarmi sul genere io ho deciso di affrontare un classicone, opera di una regina del giallo. Sto parlando di lei, Agatha Christie, e di uno dei suoi libri più noti: Dieci piccoli indiani.
La trama, per quel poco che vi posso dire, è arcinota. Un’isola, dieci invitati da un misterioso padrone di casa, ognuno di loro nasconde un segreto, ognuno di loro si è reso responsabile della morte di un altro essere umano. Un medico, un giudice, un ex poliziotto, una giovane insegnante, una vecchia zitella, una coppia di domestici, un generale in pensione, un esploratore, un giovane viziato. Tutti forzosamente rinchiusi in una casa, uno alla volta cominciano a morire per mano di n assassino misterioso. Dieci statuette, raffiguranti dieci negretti (era questo il titolo dell’opera in tempi non politically-correct) destinate a scomparire ad una ad una con il progredire delle morti. Una procedura che assomiglia ad un’espiazione di massa. L’assassino conduce un macabro gioco che segue una filastrocca:
Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.
Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.
Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahime’,e’ rimasto indietro,
solo sette ne restar.
Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di loro s’infranse a mezzo,
e sei soli ne restar.
…
L’assassino è uno dei dieci. Ma chi?
Spero di aver suscitato la vostra curiosità. Questo è un classico da leggere. In qualche modo si è affermata nel tempo la convinzione che i gialli siano libri di serie B. Ora, io non sono un’appassionata del genere, se non altro perché se lo leggo a letto poi non ho il coraggio di alzarmi a prendere un bicchier d’acqua. Ma non si può certo dire che Agatha Christie sia una scrittrice banale. Si dice che l’assassino sia sempre il postino o il maggiordomo, ma se così fosse, perché questo e altri gialli godrebbero di una fama tanto longeva nel tempo? Il giallo è un genere letterario interessantissimo, nel quale
«ciò che conta, è il viaggio verso il cuore di tenebra che comporta ogni romanzo poliziesco, viaggio in cui il tradizionale conflitto fra il bene e il male conduce sovente a scoprire la loro singolare complicità».
(Francesco Fiorentino, nell’introduzione del saggio Splendori e misteri del romanzo poliziesco)
E voi? Siete amanti del genere? Quali sono i classici del giallo che avete letto e che consigliereste?
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