Odiate fascette. Alzi la mano chi trova le fascette sui libri di una qualche utilità. Nessuno, credo, vorrà contraddirmi.
Le detesta il libraio, perché gli intralciano il lavoro, si incastrano dappertutto quando tenta di mettere in pila dei libri, fanno spessore sullo scaffale, cadono e si strappano.
Le detesta il distributore, perché nel maneggiare i libri deve controllare che le fascette siano al loro posto e, se ciò accade più facilmente quando i libri arrivano dell’editore, non dev’essere così nel caso di rese del libraio.
Le detesta il lettore, che immediatamente se ne disfa quando acquista il libro. Mai visti libri con fascette in casa di nessuno. Insomma uno spreco di carta e belle parole.
Sì perché in fondo, la cosa più irritante delle fascette non è (solo!) la loro esistenza fisica e quel monotono colore giallo (perché sempre giallo, poi…) ma è la montagna di scemenze che ci scrivono sopra. Scemenze che qualcuno in casa editrice si occupa di elaborare, quindi lavoro in più e decisamente inutile. Se la fascetta ad oggi rappresenta quasi l’unico mezzo promozionale per alcune case editrici, sarà bene informarle che, frasi come “Un libro che può essere il libro della vita” o “Il libro che tutti vorrebbero possedere” e peggio “Questo libro ti farà felice” irritano profondamente i lettori che si sentono vagamente raggirati. Le peggiori poi, se mi consentite, sono quelle con i consigli di grandi autori: quando leggi che uno dei tuoi autori preferiti ha consigliato un certo libro ci caschi di sicuro, salvo poi dover dubitare della credibilità del tale autore e ritrovarti a chiedere come abbia potuto sponsorizzare un libro così brutto. Insomma, per me fascetta = sicura fregatura.
Qualche tempo fa, un noto grafico che lavora per case editrici medie e grandi, mi ha detto che non si può prendere in giro i lettori, non li si può convincere che qualcosa è un capolavoro o il miglior libro nel suo settore se non è vero. Il rapporto editore-lettore dovrebbe essere il più possibile sincero, fondato sulla fiducia. Le fascette minano questo rapporto di fiducia, gli ho fatto notare. Ai lettori si mente di continuo, con risultati non troppo convenienti neppure per l’editore, temo. Quando si accorgeranno che una fascetta eclatante su ogni libro non li fa vendere di più? Quando capiranno che invece di pubblicare un mare di robaccia e metterci sopra una fascetta (da noi si dice che per riparare una cosa venuta male “gli si mette una pezza“) sarebbe meglio pubblicare meno e meglio?
Che ne dite? Condividete la mia avversione per le fascette? Quali sono le peggiori che avete letto ultimamente? Forza, correte in libreria e pescatemi gli ultimi mostri esposti sui banconi. C’è da ridere. O da piangere.
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