Livelli di vita

Ho letto un libro triste, un libro pieno di dolore. L’ho fatto nel momento sbagliato. Mi conosco, so che i primi mesi dell’anno, gennaio e febbraio soprattutto, non sono un buon periodo per me. Non so individuarne esattamente il motivo, so solo che sono mesi che mi opprimono e che non vedo l’ora che passino velocemente. Forse leggere e fare cose allegre mi aiuterebbe a passare indenne questi due mesi. Quest’anno poi mi sento particolarmente precaria: sono molto in ansia per il mio futuro lavorativo e per la direzione che prenderà la mia vita nei prossimi mesi. Basti dire che, terminato il romanzo in questione, sono andata in libreria e non ho comprato narrativa. Ho comprato invece manuali, come definirli, di auto aiuto? Quelle cose che leggi quando non sai che direzione prendere e hai bisogno di schiarirti le idee. Sono sempre un po’ scettica su questo genere di letture. Se mi piaceranno ve ne parlerò.

Nel frattempo voglio parlarvi del libro triste, che in ogni caso è un bellissimo libro, solo, così pieno di dolore da renderti malinconica solo a guardarlo lì sul comodino. Il libro triste o il libro bello, come lo chiamavo nel mio ultimo post, è Livelli di vita di Julian Barnes. Ho amato Barnes ne Il senso di una fine, sono sicura che amerò altri suoi libri. Questo libro però mi è pesato.

Dice l’Indipendent sulla quarta di copertina: «Chiunque abbia amato e sofferto il dolore di una perdita, o più semplicemente amato e sofferto, dovrebbe leggere questo libro e poi rileggerlo. E poi leggerlo ancora».

Non so se sono d’accordo. Non so se lo consiglierei a chi ha amato e ha perso qualcuno. Non so se lo consiglierei a qualcuno in generale, perché dovrei assolutamente essere sicura della serenità di chi legge per spingerlo verso questa storia. E’ una storia che parla di morte, la morte di Pat Kavanagh, moglie di Julian Barnes, questo direi a chi mi chiedesse notizie sul libro. Ce la fai a tuffarti nel suo dolore?

Nel libro ci sono anche altre storie, si parla di amori difficili in un senso più generale, di come possono far volare (in senso metaforico e letterale) e di come si può precipitare. Mi rendo conto di non riuscire a parlarne bene, mi viene difficile dire cosa ne penso davvero. Mi mancano un po’ le parole.

Qualcuno l’ha letto? Saprebbe sostituirsi a me per un giudizio? Consigliarvelo o meno è una faccenda delicata, perciò non mi esprimo. Leggetelo solo se siete convinti.

11 risposte a “Livelli di vita”

  1. Io credo che lo consiglierei perchè anche la familiarità con il dolore può aiutare ad elaborarlo così come la condivisione ha sicuramente aiutato l’autore.
    Avete visto il film Amour di Michael Haneke?

    sherazade

    1. Non l’ho visto, fiutato il soggetto ho stabilito che era davvero troppo triste per me. Forse c’è un livello di malinconia che ognuno di noi riesce a percepire senza soccombere ad essa. Il mio livello è molto basso.

  2. Io consiglierei questo libro solo nel caso in cui non si stia passando un brutto periodo!I brutti momenti,secondo me,vanno accompagnati da letture”leggere “,che diano al lettore la possibilità di distanziarsi dai problemi personali…

    1. Hai ragione. I libri, come i vestiti, ti devono calzare a pennello o non ti faranno sentire a tuo agio. Se il periodo è grigio sarebbe più utile scegliere un romanzo leggero, positivo, possibilmente con un lieto fine. Io ad esempio in questo periodo sono molto in ansia e nessuno dei libri sul mio comodino mi ispira la tranquillità di cui avrei bisogno.

  3. John Green sostiene che i libri appartengono ai propri lettori e credo che questa affermazione calzi a pennello per un libro come Livelli di Vita.

    1. Devo ammettere che in questo caso non sono riuscita a fare mio il libro. Anzi, l’ho sentito distante, ostile, troppo posseduto dallo spirito dell’autore perché potessi condividerlo. E’ solo una mia sensazione ovvio, ma invece di provare empatia mi sono sentita lontana dal dolore di Barnes, come se non potessi fare nulla per parteciparvi. Non è la prima volta che leggo un libro con questo argomento. Paula di Isabel Allende, ad esempio, parla della morte della figlia della scrittrice ed è un libro nel quale mi sono molto ritrovata.

  4. Attendevo qualche recensione al riguardo: non credevo fosse come l’hai descritto tu.

    1. A dire il vero non vorrei stroncarlo o creare false aspettative. Come lo immaginavi? Io come vedi sono molto indecisa su come descriverlo. E’ un libro difficile, lento e doloroso ma indubbiamente molto bello e non vorrei proprio fargli pubblicità negativa.

  5. Io l’ho letto a dicembre, mese che per me ormai rappresenta quello che per te sono gennaio e febbraio. Lo scorso dicembre infatti ho perso gli ultimi due nonni che avevo, fra cui la nonna per eccellenza, una ex maestra che mi ha insegnato il valore delle belle storie. Ovviamente perdere un nonno non è la stessa cosa che perdere la compagna di una vita, ma per quanto triste è stata una lettura “utile”. Non oso immaginare come potrei sentirmi se dovesse succedermi quello che è successo a Barnes, ma credo che sapere di poter tornare a Livelli di Vita potrebbe essere di grande aiuto.
    In conclusione, io lo consiglierei, ma con un avvertimento: non è il classico libro triste.

    1. Non è il classico libro triste, forse perché la sua tristezza è vera, toccante, lacerante. Non è finzione e la cosa si avverte, forse per questo a me ha fatto male.
      Capisco come ti senti, la mia “nonna per eccellenza” è mancata tanto tempo fa, anzi curiosamente oggi è l’anniversario della sua morte. I dolori non si possono pesare, ma non riesco neppure a immaginare quello di Barnes. Anche per questo è difficile recensire il suo libro, di fronte a un sentimento così non riesco ad esprimermi con lucidità.

      1. Ti capisco, infatti non ne ho parlato sul mio blog proprio perché sentivo che non sarei riuscita a trovare le parole giuste per descriverlo. E’ un libro complicato e semplicissimo al tempo stesso.

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